12 maggio 2018

National Day of Women Engineers 3 rd Edition

Intervento del 12 maggio in Gammarth - Tunisia, Hotel Carthage Thalasso

La Tunisian Association of Women Engineers ATFI ha organizzato la sua conferenza annuale (National Day of Women Engineers 3 rd Edition) che ha coinciso quest'anno con l'organizzazione della conferenza regionale dell'International Network of Women Engineers and Scientists (INWES (rete internazionale delle donne ingegnere)).

La Presidente della Fondazione Ordine Ingegneri Napoli e del Centro formazione e sicurezza in edilizia di Napoli (Cfs), Paola Marone, si è recata a Tunisi dall'11 al 13 maggio 2018 per partecipare ai lavori della Regional Conference & Annual Conference of Tunisian Association of Women Engineers ATFI, manifestazione organizzata dall'INWES-International Network of Women Engineers (rete internazionale delle donne ingegnere), sul tema delle trasformazioni digitali. Nella mattinata di sabato 12 maggio ha svolto una relazione sul tema "Donne ingegnere e tecnologie digitali in Italia". Nella relazione dell'Ingegner Marone è stato riservato ampio spazio alle iniziative dell'Ordine degli Ingegneri di Napoli in favore delle pari opportunità e della sicurezza sul lavoro in ottica di genere. Paola Marone ha parlato anche del Progetto Sisca, innovativa applicazione per la sicurezza sul lavoro nei cantieri edili e applicabile anche in molti altri settori, sviluppata dal Cfs (ex Cpt-Comitato paritetico territoriale), dall'Ateneo Federiciano e dall'Inail e validata a livello nazionale come "buona prassi".

Ecco di seguito il testo della relazione, in italiano, col francese lingua ufficiali della manifestazione

La trasformazione digitale - Opportunità per le donne ingegnere e impegnate nelle professioni scientifiche - Tunisi, sabato 12 maggio 2018
L'esperienza italiana con un focus sulla Campania e la testimonianza di un'ingegnera Napoletana, Paola Marone, Presidente Fondazione Ordine Ingegneri Napoli

Saluto tutti i presenti.
Sono Paola Marone, Presidente della Fondazione Ordine Ingegneri Napoli – Italia e Presidente del CFS, Centro formazione e sicurezza in edilizia di Napoli. Sono felice di essere in questa bella città che si affaccia sul Mediterraneo come la mia città, Napoli.
Ringrazio tutti coloro che hanno organizzato questo incontro, a cominciare dalla collega e amica Amel Makhlouf e ringrazio i rappresentanti della società EMAC dell’opportunità che mi viene concessa di analizzare un tema a me molto caro come quello della condizione femminile nel mondo della professione ingegneristica nell'ambito della trasformazione in atto dovuta alla digitalizzazione.
Il ruolo femminile nella nostra professione è un argomento con il quale mi cimento da molti anni, anche in conseguenza del ruolo di coordinatrice della commissione “Pari Opportunità” dell'Ordine degli ingegneri di Napoli, svolto per un lungo periodo di tempo.
Secondo i risultati emersi dall’indagine “Donne e digital transformation: binomio vincente”, condotta dalla società di consulenza NetConsulting Cube su un campione di Responsabili delle Risorse Umane e Direttori dei Sistemi Informativi di 60 aziende italiane e 225 studenti di Licei e Istituti Professionali italiani, sono otto le professioni legate alla trasformazione digitale e all’innovazione che, in un futuro ormai alle porte, garantiranno le migliori opportunità di lavoro in tutti i settori di mercato: Data Protection Officer, Digital Information Officer, Cyber Security Expert, Big Data Engineer, Mobile Application Developer, Data Scientist, Esperto in Metodologie Agile e Internet of Things Expert.
Nelle aziende italiane (e ancor più nella pubblica amministrazione) la presenza di queste figure si rivela ancora limitata e prevalentemente maschile, ma è destinata a crescere rapidamente nei prossimi anni a fronte del processo di trasformazione digitale che tanto le imprese, quanto la pubblica amministrazione, devono affrontare per competere e innovare.
La ricerca appena citata ha messo in risalto il dibattito in atto nel mio paese sul ruolo delle donne nell’innovazione tecnologica e sul valore della formazione cosiddetta STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ai fini dell’occupabilità femminile.
I risultati dell’indagine sottolineano inoltre come sia necessario promuovere maggiori attività di informazione, per consentire di guardare a nuovi orizzonti e avere un’ampia visibilità sugli sbocchi professionali che la tecnologia può offrire in ogni settore- Parallelamente, occorre una maggiore collaborazione tra il mondo della professione, le aziende e il settore no profit per dar vita a programmi e iniziative concrete, che incoraggino i giovani ad avvicinarsi con interesse e senza preconcetti alle materie STEM – Science, Technology, Engineering and Math.
Ancora oggi sono poche le donne che nelle strutture informatiche ricoprono i ruoli tecnici più innovativi in Italia: circa il 25% tra i Big Data Engineer e i Digital Information Officer; il 15-25% tra gli Esperti in Internet delle Cose, Cyber Security, Data Protection e Mobile Application. Non c'è nessuna donna tra i Data Scientist.
Unico ruolo nel quale la presenza femminile raggiunge il 50% è quello dell’Esperto in metodologie Agile, una delle professioni fiorite più di recente e legate alla capacità di sviluppare in modo rapido e veloce applicazioni software.
Per le aziende la capacità di coltivare e attrarre talenti con conoscenze in ambito STEM è vitale per competere in un’economia che è sempre più digitale.
Malgrado le difficoltà che travagliano il Mezzogiorno d'Italia, la rivoluzione digitale ha visto proprio a Napoli lo sviluppo di un sistema innovativo per la sicurezza sul lavoro nei cantieri edili, definito Sisca, che può essere implementato anche in altri settori dell’industria e che si presta particolarmente bene alle esigenze della sicurezza in ottica di genere.
E' un percorso iniziato nel 2011, con il finanziamento dell’Inail, quando il Comitato paritetico territoriale di Napoli (oggi Centro formazione e sicurezza, che ho l'onore di presiedere) ha elaborato, avvalendosi della Enginfo Consulting e con la collaborazione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, questo innovativo Sistema di Sicurezza per i Cantieri (Si.S.Ca, appunto).
Il progetto sperimentato già in un primo grande cantiere introduce nel settore della prevenzione infortuni nei luoghi di lavoro un concetto radicalmente nuovo, quello della sicurezza attiva, intesa come un insieme di “sistemi intelligenti” che agiscono in maniera preventiva. L’idea è stata quella di integrare le soluzioni fino ad allora indagate attraverso le norme regolamentari ed attraverso gli strumenti formativi, con tecnologie avanzate che possano migliorare le condizioni di lavoro. Il sistema utilizza la tecnologia RFId (Radio Frequency Identification) attiva che, consentendo il rilevamento e l'identificazione di persone, mezzi, o cose nell'ambito di un cantiere, individua tempestivamente situazioni potenzialmente pericolose, segnalandole immediatamente ed evitando il verificarsi di un incidente. Per esempio il sistema può monitorare il corretto uso dei dispositivi individuali di protezione e segnala in tempo reale potenziali situazioni a rischio prevenendo l'eventuale verificarsi di incidenti.
Il progetto Si.Sca fu validato come Buona Prassi nell’aprile 2013 dalla Commissione consultiva permanente italiana. Il progetto Si.Sca ha inoltre ottenuto sempre nel 2013 il Good Practice Award, il massimo riconoscimento conferito al termine dei lavori del Forum Europeo di Sicurezza Sociale dell’AISS (Associazione Internazionale di Sicurezza Sociale), che si svolse a Istanbul dal 28 al 30 maggio anno del 2013, alla presenza dei massimi vertici dell’Associazione, delle autorità istituzionali locali e dei Ceo degli istituti europei di sicurezza sociale.
Dunque un esempio concreto di come le tecnologie più avanzate possano tradursi in migliori e più sicure condizioni di lavoro, un'esperienza – tuttora in corso e in continua evoluzione che a breve potrà svilupparsi mediante app – in cui l'organismo da me presieduto ha svolto un ruolo da protagonista.
Qual'è il ruolo degli ingegneri nello scenario italiano? Mi sembra doveroso sottolineare che, in ambito italiano, attualmente il 18,3% dei laureati sono ingegneri. Nel maggior ateneo napoletano, l'Università Federico II, attualmente addirittura un quarto delle matricole si iscrive a Ingegneria.
Più in generale, sulla presenza delle donne nel mondo del lavoro nel mio Paese, l’Italia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato come questa sia ancora: «Insoddisfacente». «È oggi un fattore di debolezza del Paese» - ha ribadito, in occasione delle celebrazioni della Festa del lavoro. Proprio la crescita dell’occupazione femminile può invece diventare – secondo il Capo dello Stato - «un moltiplicatore di ricchezza e di qualità della vita» Purtroppo l'Italia ha "uno dei più bassi tassi di occupazione femminile" in ambito UE.
Fare leva sulle donne, e soprattutto sulle giovani, è una vera ricetta anticrisi perché rendono il sistema economico più efficiente e portano a un aumento del P.I.L. come hanno confermato diverse indagini della Banca d’Italia e del Fondo Monetario Internazionale. Bisogna creare processi inclusivi per la partecipazione femminile nel mercato del lavoro, per l’innovazione tecnologica , la digitalizzazione e la sostenibilità.
Sono qui, dunque, per portare la mia esperienza di donna italiana e di professionista nel settore dell'ingegneria. Quando ho scelto questa professione, la presenza femminile nel mondo dell’ingegneria era molto poco rilevante, tanto da costituire quasi una curiosità.
Era il 1908 quando la prima donna in Italia conseguìla laurea in ingegneria, al Politecnico di Torino. Era il 1908. Emma Strada nel 1908 rappresentava lo 0,02 per cento dei laureati; ancora nel 1959, alle soglie del cosiddetto boom economico, si erano laureate al Politecnico torinese solo 38 donne e appena 52 nel 1974.
Nel 1917 abbiamo la prima donna laureata a Napoli, la mia città, in ingegneria civile, si chiamava Maria Sorrentini. Oggi mi fa piacere far rilevare che, le donne laureate in ingegneria in Italia hanno guadagnato, soprattutto negli ultimi anni, una posizione di rilevo, rappresentando, nel 2015, il 30% del totale dei laureati in ingegneria con quote che oscillano tra il 10% per l’ingegneria meccanica, e picchi del 50 % per il ramo civile-gestionale. Si suppone che nel 2030 la quota di iscritti di genere maschile e femminile sarà equivalente.
L’Italia si pone, inoltre, ai primi posti in Europa in termini di quota di laureate in ingegneria, ad una considerevole distanza dalla Francia (dove le donne laureate in ingegneria nel 2015 erano il 25% del totale), dal Regno Unito (22%), dalla Germania (19%) ed anche dai Paesi Scandinavi (19%).
E’ importante, inoltre, far rilevare che, malgrado gli uomini costituiscano ancora la componente maggioritaria degli iscritti all’Albo, le donne hanno guadagnato, soprattutto negli ultimi anni, una posizione di rilevo, rappresentando nel 2017 il
14,5% degli ingegneri iscritti all’Albo italiano (su 240.000 le donne sono circa 34.800); nel 2016 erano il 14% e nel 2015 erano il 13,7%.
I laureati nelle materie ingegneristiche continuano ad essere, secondo gli ultimi dati disponibili, una delle categorie più favorite nel trovare lavoro dopo gli studi presentando livelli occupazionali elevati (67,6% di occupati “reali” ad un anno dalla laurea).
Sulla base di questi dati appare logico raccomandare alle donne di intraprendere questi studi che garantiscono maggiore occupabilità sul mercato, anche se il percorso è arduo e difficile.
A Napoli, secondo Ordine d’Italia per numero di iscritti dopo Roma, il dato percentuale delle donne ingegnere è più basso rispetto alla media nazionale, seppure in aumento rispetto al 2014.
Secondo i dati aggiornati al 2017 risultano, infatti, iscritte agli Ordini della Campania 2.869 ingegneri donne, di cui circa il 50% iscritte a Napoli.
Voglio ricordare che la presenza femminile negli organi istituzionali della professione è in crescita: l'attuale consiglio dell'Ordine di Napoli (di cui ho fatto parte, anche come vice presidente) vede impegnate le colleghe e amiche Barbara Castaldo, Valentina Della Morte e Ada Minieri. Il primo Ordine d'Italia per numero di iscritti, quello di Roma, vede alla presidenza una donna: Carla Cappiello.
Permangono, comunque, molti ostacoli da superare: in una ricerca svolta dal CNI si evidenzia che il 53% delle donne ingegnere madri ha indicato che aver avuto uno o più figli ha condizionato negativamente il proprio percorso di carriera.
Il rapporto con gli altri paesi europei, dove le misure di welfare sono più solide, è sconfortante.
D'altra parte in Italia l'occupazione femminile è del 48,3 %, ben lontana dalla media europea, ove il picco si riscontra in Islanda con più del 75%.
Sul piano delle pari opportunità nel mondo delle professioni, l’Ordine degli Ingegneri di Napoli ha fatto da apripista in ambito nazionale.
Proprio per facilitare l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro fin dal 1996 è stata istituita la Commissione per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli (attualmente coordinata da Paola Astuto), un’esperienza pilota e d’avanguardia nella nostra città.
La Commissione per le Pari Opportunità al fine di raggiungere anche l’obiettivo di ampliare la partecipazione delle professioniste alle attività ordinistiche, svolge tutt’ora costantemente un’azione trasversale all'interno della categoria che interseca l’operatività di tutte le commissioni istituite presso l’Ordine nelle quali la presenza femminile è crescente. L’obiettivo è stato raggiunto attraverso la costituzione di gruppi interdisciplinari.
In questi anni, sono state organizzate e realizzate manifestazioni, convegni di categoria, eventi culturali, pubblicazioni con lo scopo di fornire un ampio confronto, monitorando costantemente la condizione femminile e promuovendo la diffusione di idee innovative, utili per la categoria e l’Ordine.
La commissione ha promosso anche ricerche sulla sicurezza del lavoro in area tecnica e in ottica “di genere”, sfociate anche in progetti e proposte operative.
Sono in corso di elaborazione, in collaborazione con l’Inail, linee guida per valutare i rischi professionali in ottica di genere, e ridurre gli eventuali pericoli che le donne ingegnere, sempre più numerose affrontano nel corso delle loro attività, per esempio nei cantieri edili, negli impianti industriali, nei laboratori.
Non si può ignorare il fatto che l'ottica “di genere” rischi di trasformarsi in un ghetto, sia pure d’eccellenza. Per evitare questo rischio, nell’attuale contesto storico-sociale, la Commissione per le Pari Opportunità dell’Ordine degli ingegneri di Napoli intraprende percorsi attivi mirando al principale obiettivo: “garantire a donne e a uomini la possibilità di accesso a risultati uguali”.
In quest’ottica si inquadra anche il recente protocollo sottoscritto dal Cni relativo all’implementazione del portale ProRete PA, progetto dedicato alla raccolta dei profili di risorse femminili. E' un progetto che si inquadra nella digitalizzazione, fil rouge di questo nostro incontro, nato per favorire la ricerca di professionalità femminili, visto che con l’entrata in vigore della legge 120/2011 (approvata grazie all’impegno delle parlamentari Lella Golfo e Alessia Mosca) gli organi sociali delle società quotate devono riservare una quota dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne. Il portale raccoglie numerosi cv di professionalità femminili idonee a ricoprire questi ruoli. L’iniziativa è stata realizzata dal Dipartimento Pari Opportunità e dall’Università di Udine che hanno dato vita, quindi, ad uno specifico progetto che è consistito nella realizzazione di una banca dati che rappresenta una galleria di professionalità femminili.
Gli attori del portale sono quindi le professioniste che si sono registrate e le pubbliche amministrazione e le società pubbliche che iscrivendosi possono cercare i profili professionali femminili idonei ad essere inseriti nei Consigli di Amministrazione o anche, eventualmente, per altre esigenze. In tal modo viene favorito l’incontro tra domanda ed offerta di competenze femminili.
Sulla base di questa esperienza, una proposta che si potrebbe sviluppare e che si inquadra nelle opportunità offerte alle donne dalla digitalizzazione, è quella di una banca dati delle competenze ingegneristiche e scientifiche al femminile presenti nell’area del mediterraneo che possa incrociare domanda e offerta di lavoro anche al di fuori della propria nazione in tutto il bacino del Mediterraneo. Il ricorso a questa banca dati, rappresenterebbe un valido strumento per la creazione e la diffusione di una vetrina di competenze ingegneristiche in “rosa”.
Sarebbe anche utile, inoltre, istituire un osservatorio sull’evoluzione dei processi di digitalizzazione professionali femminili, istituendo anche concorsi di idee, per spingere le colleghe a sottoporre progetti fortemente innovativi con l’ausilio di uno sportello virtuale di orientamento.
Tutti i paesi del mediterraneo, inoltre, potrebbero promuovere una pubblicazione –consultabile on linee e da aggiornarsi periodicamente – che documenti i successi ottenuti dalle donne nell'ambito della ricerca scientifica e delle professioni ad alto impatto tecnico e tecnologico.
Tale pubblicazione potrebbe anche essere, in futuro, adottata come libro di testo per le scuole medie, contribuendo quindi al diffondersi di una cultura delle pari opportunità anche fra le giovani generazioni.

Vi ringrazio per l’attenzione

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