11 giugno 2018

NAPOLI, CITTA' ACCESSIBILE: UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'

“Napoli, una città vivibile, umana e accessibile”: è il tema del convegno che ha visto impegnata come relatrice l'Ingegner Paola Marone, Presidente della Fondazione Ordine Ingegneri Napoli, insieme con l'Architetto Mariella D'Elia. Il convegno è stato organizzato nel pomeriggio di venerdì 8 giugno nella sede della Quinta Municipalità.
Il Presidente della Municipalità, Paolo De Luca, nell'introdurre il tema, ha ricordato l'impegno del parlamentino vomerese nei confronti della questione dell'accessibilità, per esempio con progetto “Marciapiede Sicuro”. “La scarsità di risorse economiche – ha aggiunto De Luca – limita molto le azioni concrete che possiamo porre in atto come municipalità. Per questo motivo crediamo molto in convegni di questo tipo che sono utili a sensibilizzare i cittadini e, speriamo, anche le istituzioni".
Di seguito pubblichiamo il testo della relazione svolta da Paola Marone.


ACCESSIBILITA': OBIETTIVO CHE COINVOLGE
CITTADINI E PROFESSIONISTI
COME IMPEGNO DI CIVILITA'

Garantire l'accessibilità è una sfida che ci coinvolge come cittadini e come professionisti. E' una battaglia di civiltà che richiede insieme uno sforzo creativo e l'impiego di tecnologie innovative. In quest'ottica, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli ha istituito da tempo il Gruppo di lavoro “ACCESSIBILITA’ FRUIZIONE E INNOVAZIONE” per sensibilizzare i propri iscritti e il territorio su questo tema.
La riqualificazione  e la valorizzazione di una città non possono prescindere dal considerare le esigenze di una “utenza ampliata”. Partendo dalle  necessità  delle persone con limitate capacità fisiche, sensoriali e cognitive, o con bisogni speciali come popolazione anziana, donne in gravidanza, mamme con bambini, o con limitazioni funzionali temporanee, o soggetti obbligati a particolari regimi alimentari, spazi e oggetti devono essere progettati e costruiti o recuperati in modo da poter essere fruiti da tutti, senza perdere in valore estetico e senza subire gravosi costi aggiuntivi.
D’altra parte l’accessibilità agli spazi urbani di uso collettivo e la fruizione dei beni culturali sono determinanti per il benessere delle persone e della società, quindi è basilare adottare tecnologie innovative in campo conoscitivo, progettuale e costruttivo per migliorare la condizione di vita in termini di: comfort, sicurezza, qualità dell’ambiente, sostenibilità dei costi di realizzazione e gestione.
Sotto questo profilo, risulta fondamentale favorire la condivisione di una nuova cultura all’accessibilità degli spazi pubblici e della fruizione dei beni culturali, a partire anche dalle giovani generazioni. Attualmente il tema dell’accessibilità ha assunto un ruolo importante anche nell’intervento di valorizzazione, infatti si parla di CONSERVAZIONE INTEGRATA, cioè si tiene conto del rapporto tra conservazione e fruizione del patrimonio architettonico. In alcuni casi l’accessibilità totale di un edificio può rappresentare una condizione di pericolo per la sua conservazione, in tali casi, muovendosi nell’ambito del requisito della visitabilità, o dell’adattabilità, sono essenziali misure compensative (postazioni multimediali, telecamere in presa diretta, modelli tridimensionali) che permettano, seppure in forma indiretta, la conoscenza e la valorizzazione integrata.
E’ opportuno dunque realizzare alcuni interventi esemplari in contesti monumentali  fortemente rappresentativi della città, per la verifica e diffusione di buone pratiche operative, che consentano la fruizione da parte di un’utenza allargata. Ciò deve avvenire anche attraverso un’azione sinergica tra istituzioni, professionisti e imprese.
Su questo versante sono appena venuta a conoscenza di un interessante progetto per garantire la piena fruibilità e accessibilità del complesso del Gesù Nuovo.
IL RUOLO DELLE TECNOLOGIE
Sicuramente le nuove tecnologie, mi riferisco principalmente all’informatica e alla telematica, e la diffusione ormai quasi totale degli smartphone su cui è possibile caricare qualsiasi tipo di applicazione, possono contribuire grandemente a migliorare l’accessibilità, per tutti i cittadini portatori di disabilità.
Per gli anziani, invece, il discorso è più complesso. Sappiamo che il loro livello medio di alfabetizzazione informatica è piuttosto basso, se non nullo.
Ed estremamente difficoltosa potrebbe essere la loro tardiva “rieducazione tecnologica ed informatica”.
Quindi potranno avvalersi meno di altre fasce svantaggiate delle nuove tecnologie.
Tuttavia, nel giro di un paio di generazioni questo “gap” si ridurrà. I millennials e i cosiddetti “nativi digitali”, portatori di fortissime competenze informatiche e tecnologiche, entreranno anch’essi nella terza età e dunque potranno avvelersi da “utenti esperti” di tutte quelle tecnologie che potranno alleviarne il ridotto grado di efficienza fisica e/o sensoriale.
ABBATTERE LE BARRIERE
La disabilità non è solo una condizione ineluttabile, frutto di problemi di salute, ma spesso anche la conseguenza dell’interazione con un ambiente ostile. Pertanto per attuare politiche sociali efficaci ci si dovrà orientare sempre verso interventi finalizzati ad abbattere le barriere, di qualsiasi natura, materiali ed immateriali, che ostacolano il processo di inclusione delle persone con disabilità nel tessuto sociale.
Questo obiettivo è perseguibile attraverso un processo virtuoso che parta dall’identificazione dei bisogni della popolazione e arrivi all’individuazione delle azioni da attuare per migliorare il livello di inclusione delle persone con disabilità. In questo processo gioca un ruolo importate anche la statistica ufficiale, la quale dovrà dare il suo supporto, fornendo l’informazione necessaria per descrivere le diverse dimensioni del bisogno e documentare l’efficacia delle politiche attuate.
L’ORIENTAMENTO
In una città accessibile ed inclusiva la comunicazione ambientale che consente di orientarsi nello spazio urbano ha un’importanza primaria, non solo naturalmente per le persone con deficit visivo, ma anche per un’utenza attualmente sempre maggiore anche nel settore turistico che include persone anziane e/o con deficit motori, sensoriali e cognitivi.
DISAGI DI GENERE
Trovarsi in una condizione di svantaggio fisico sembra poi ulteriormente penalizzare la parte femminile della popolazione. Infatti, adottando un’ottica di genere, l’ISTAT evidenzia che, tra i cittadini affetti da riduzione dell’autonomia, sono soddisfatti dei diversi aspetti della vita più gli uomini che le donne. Le differenze maggiori si hanno nei riguardi delle relazioni con gli amici e per il tempo libero, mentre le opinioni sono più vicine per quanto riguarda la soddisfazione per le relazioni familiari, per la propria situazione economica e per la salute. A livello territoriale le persone con riduzione di autonomia più soddisfatte sono, in generale, una quota più elevata al Nord e al Centro e ciò soprattutto per aspetti come la situazione economica, la salute e il tempo libero.
La limitazione del grado di autonomia può costituire un oggettivo impedimento per la fruizione di spettacoli ed intrattenimenti fuori casa e, quindi, limitare l’integrazione sociale e ridurre il benessere individuale. L’analisi dei livelli di fruizione e di coinvolgimento in queste attività può permettere di evidenziare l’esistenza di eventuali situazioni di disagio in questo gruppo di popolazione o, al contrario, di attività per cui eventuali fattori di limitazione possono essere meno incisivi o addirittura nulli. Particolare attenzione inoltre dovrebbe essere data all’individuazione di contesti di marginalità e di esclusione potenzialmente gravi, come l’esclusione da ogni attività del tempo libero. In generale, il rapporto con queste attività del tempo libero delle persone con limitazione del grado di autonomia è significativamente diverso, in termini di tasso di partecipazione, da quello del complesso della popolazione. La quota di persone coinvolte nelle varie attività è direttamente legata al grado di autonomia dichiarato, nel senso che al diminuire del grado di autonomia diminuisce anche il tasso di partecipazione. La popolazione con limitazioni di autonomia, svolge attività culturali secondo le percentuali indicate: le visite a monumenti e siti archeologici (8,5 per cento), il teatro (7,7 per cento), i concerti (5,8 per cento) e i concerti di musica classica (4,5 per cento). Le persone con limitazione di autonomia non solo hanno livelli di partecipazione alle attività del tempo libero più bassi che nel complesso della popolazione, ma ne svolgono anche di meno.
Una quota consistente di popolazione con limitazioni di autonomia, comunque, non svolge nemmeno una delle attività considerate (il 72 per cento, oltre 3 milioni di persone).
Poiché, in generale, la condizione di isolamento rispetto a queste attività è fortemente dipendente dall’età, nel senso che cresce col crescere di questa, certamente il dato risente del forte peso di anziani nel collettivo. Tuttavia, il fatto che dei differenziali rispetto al complesso della popolazione esistano proprio nelle età non anziane, mostra come la presenza di disabilità sia un elemento fortemente limitante la libertà di scelta delle persone rispetto a queste attività. Nelle età più anziane certamente la limitazione dell’autonomia personale costituisce un fattore ulteriore di isolamento rispetto a queste attività di valorizzazione del proprio tempo libero.

 

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