15 marzo 2016

Prende il via la mostra "Civilitą del Crocifisso"

Martedì 15 marzo, alle ore 18.30, si inaugura in Basilica la Rassegna

LA CIVILTA’ DEL CROCIFISSO

Rassegna di Crocifissi e Crocifissioni nella storia della pittura occidentale. Riproduzioni fotografica di famose opere di maestri del passato e della scena artistica contemporanea

Di seguito, le schede illustrative delle opere in mostra:

01 - ANONIMO (attivo in Toscana fine XII sec.- inizio XIII sec.) CROCE DIPINTA CON STORIE DELLA PASSIONE tempera su tavola (277x231) - 1200 ca.
Firenze, Galleria degli Uffizi

Il dipinto è uno dei più antichi conservati nella Galleria degli Uffizi.
La parte centrale della tavola, attorno al corpo di Cristo è istoriata con scene della Passione.

L’accurato studio di queste miniature e l’uso di colori brillanti hanno consentito l’attribuzione dell’opera all’ambiente pisano-orientale, fortemente influenzato dagli influssi bizantini.

La rappresentazione di Gesù segue invece l’iconografia medievale occidentale del Cristo Trionfante.

02 - COPPO di MARCOVALDO (Firenze, 1225 ca. Siena, 1274 ca.) CROCE DIPINTA CON STORIE DELLA PASSIONE tempera su tavola (296x247) - 1261 ca.
San Gimignano, Pinacoteca Civica

Coppo di Marcovaldo è uno dei maggiori artisti attivi a Firenze e in Toscana prima di Cimabue.

Il suo stile è ancora essenzialmente bizantino, anche se si intravedono i primi tentativi di inserire alcuni elementi di tridimensionalità e movimento. La croce è sormontata da una Ascensione con Cristo benedicente.

Alle estremità la Madonna con San Giovanni (sinistra) e le pie donne (destra). Nella parte centrale sei scene della Passione (dall’alto in basso) :

la cattura di Cristo, la flagellazione e la preparazione della croce a sinistra, Gesù di fronte ai giudici, la derisione di Gesù e la deposizione a destra.

03 - CIMABUE (Cenni di Peppo) (Firenze, 1240 ca. Pisa, 1302) CROCE DIPINTA
tempera su tavola (341x270) - 1268/1270
Arezzo, Chiesa di San Domenico

Il Crocifisso è una croce sagomata e dipinta a tempera e oro su tavola.

E’ una delle prime opere mature del grande artista toscano che segna il superamento della staticità delle rappresentazioni bizantine.

La croce riporta un Cristo morente, con gli occhi chiusi, la testa appoggiata sulla spalla e il corpo inarcato a sinistra. Sono presenti alcuni bizantinismi, come i tratti del volto, il ventre tripartito, il perizoma rosso decorato con l'agemina, la doratura delle vesti. I colori sono sontuosamente preziosi, sia per l'uso dell'oro che dello squillante rosso.

I lati della croce sono decorati con un figure geometriche che imitano una stoffa. Ai lati del braccio orizzontale della croce sono presenti i due dolenti a mezzo busto in posizione di compianto, che guardando lo spettatore piegano la testa e l'appoggiano a una mano. Sono la Vergine e san Giovanni evangelista a sinistra e destra rispettivamente.

Il corpo di Cristo si stacca dalla croce con decisione, facendoci percepire lo spazio vuoto tra sé ed il legno retrostante. in un contesto pittorico dinamico e di grande drammaticità.

04 - GIOTTO di BONDONE (Colle di Vespignano, 1267 ca. Firenze, 1337) CROCE DIPINTA
tempera e oro su tavola ( 578 x 406 ) - 1290/1295
Firenze, Basilica di Santa Maria Novella

Il Crocifisso è una delle croci sagomate di Giotto, conservato nella navata centrale della basilica di Santa Maria Novella a Firenze.

La Croce è stata oggetto di intense discussioni da parte degli studiosi, riguardo alla sua corretta identificazione e al contributo del maestro rispetto ad aiuti vari. Recenti restauri hanno messo in evidenza l’altissima qualità, la fattura, il disegno sottostante e la tecnica simili ad altre opere di Giotto. L’influenza di Cimabue è evidente, soprattutto se si confronta con il dipinto di Santa Croce. E’ considerata un'opera fondamentale per la storia dell'arte italiana. Giotto abbandonò l'iconografia del Cristo inarcato a sinistra, per dipingerlo in una posa più naturalistica, con l'intera figura che sprofonda verso il basso e piega il torso e la testa in avanti, gravata dal suo stesso peso. I bordi del braccio longitudinale della croce sono decorati da motivi geometrici che ricordano una stoffa, mentre ai lati del braccio trasversale troviamo, come di consueto, i mezzobusti dei due dolenti, la Vergine e Giovanni Evangelista.

In basso, sulla base trapezoidale, le rocce in prospettiva formano una base naturalistica, alludente al monte Calvario, su cui è conficcata la croce.

05 - GIOTTO di BONDONE (Colle di Vespignano, 1267 ca. Firenze, 1337) CROCE DIPINTA
tempera su tavola (223x164) - 1304
Padova, Museo Civico

La croce venne dipinta mentre l’artista era a Padova ad affrescare la Cappella degli Scrovegni, nella quale era probabilmente collocata al centro della stessa. La croce è più piccola delle precedenti, ma più preziosa, grazie alla cornice dorata a motivi fogliacei e ai tabelloni polilobati.

La figura di Cristo, rinnovata nel linguaggio figurativo rispetto al secolo precedente, risulta, più naturalistica. Tutto il corpo sprofonda verso il basso, gravato dal suo stesso peso. La testa, le dita della mano e le ginocchia sporgono in avanti, i piedi sono sovrapposti l'uno sull'altro, dando la sensazione di profondità spaziale.

I chiaroscuri sono resi con una stesura pittorica densa e morbida a rendere passaggi fumosi tra le zone chiare e quelle più scure. La luce è al tempo stesso intensa e morbida, e mette in risalto le membra, dipinte con cura riportando anche le vene, i tendini, lo schema osseo della gabbia toracica.

In alto è rappresentato il Cristo Redentore ed ai lati i dolenti a mezzo busto , la Madonna e San Giovanni.

Ai piedi della croce è rappresentata la montagna del Golgota con il teschio di Adamo su cui gocciola il sangue di Cristo per redimere il Peccato originale.

Anche il retro della croce è dipinto ma notevolmente rovinato.

06 - PIETRO CAVALLINI (Roma, 1240 ca. Roma, 1330) CROCIFISSIONE
affresco - 1308 ca.
Napoli, Chiesa di San Domenico Maggiore

Parallelamente alla scuola fiorentina di Cimabue e Giotto si andava sviluppando anche a Roma un importante movimento pittorico di cui Pietro Cavallini è uno dei principali esponenti, soprattutto per l’uso del colore e della luce.

Carlo II d’Angiò, volle ed eresse (1283-1324), inizialmente in stile gotico, la chiesa di San Domenico e portò a Napoli alcuni dei più importanti pittori della sua epoca, tra i quali Pietro Cavallini che affrescò la Cappella Brancaccio in San Domenico Maggiore (1308) e Santa Maria Donna Regina (1317). La Crocifissione e gli affreschi che raffigurano le Storie di San Giovanni Evangelista, della Maddalena e degli Apostoli Pietro, Paolo e Andrea sono nella prima chiesa, come si può notare anche dall’abito dei due santi ai lati. Gli elementi che emergono maggiormente sono la simmetria geometrica e le contrapposizioni dei colori: la figura chiara del Cristo si staglia sullo sfondo nero, mentre le figure dei santi ai lati sono esaltati dal manto nero contro gli edifici chiari alle loro spalle.

07 - SIMONE MARTINI (Siena, 1284 Avignone, 1344) CROCE DIPINTA
tempera su tavola (164x147) -1321 ca.
San Casciano Val di Pesa, Santa Maria in Prato

L’opera, rinvenuta nel 1916, venne dipinta per la Chiesa di Santa Maria in Prato, a San Casciano, eretta in stile gotico toscano per committenza dei Padri Domenicani di S. Maria Novella nel 1304 e terminata nel 1335. Nel Cinquecento fu completamente trasformata e nel Seicento fu ceduta alla locale Arciconfraternita della Misericordia (1631)

L’attribuzione è stata fatta sulla base dei lineamenti del volto e dei chiaroscuri in analogia con opere precedenti. Bellissimo il perizoma del Cristo costituito da un velo sottilissimo, quasi trasparente.

Probabilmente sono attribuibili ad allievi della sua bottega i tabelloni laterali.

08 - SIMONE MARTINI (Siena, 1284 Avignone, 1344) POLITTICO ORSINI CROCIFISSIONE
tempera su tavola (29,5x20,5) - 1335/1337 Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten

Il pannello faceva parte di un altare portatile composto da più parti oggi divise tra i musei di Anversa, Berlino e Parigi. La collocazione originale era la Certosa di Champmol di Digione e l’opera venne commissionata dal Card. Napoleone Orsini, protettore di Simone ad Avignone.

La scena è fortemente drammatica, a partire dalla Maddalena aggrappata ai piedi della croce e da Maria svenuta dal dolore.

Eterogenee le espressioni della folla che vanno dal dolore allo stupore alla crudeltà dei soldati creando una moltitudine di situazioni che aiutano a creare e movimentare il piccolo spazio scenico.

09 - NARDO di CIONE (Firenze, inizio XIV sec. Firenze, 1366) CROCIFISSIONE
tempera su tavola (145x71) - 1350/1360
Firenze, Galleria degli Uffizi

Assieme al fratello Andrea, Nardo è uno dei maggiori pittori fiorentini attivi nella metà del XIV secolo. Il dipinto era probabilmente il pannello centrale di un tabernacolo d’altare. Il crocifisso è simile per stile a quello di Anversa di Simone Martini, ma molto meno dinamico e drammatico. Oltre a Gesù ci sono solo gli altri tre personaggi classici e due angeli che raccolgono il sangue perso dal Cristo.

Nella parte inferiore cinque santi:

S. Gerolamo, S. Giacomo minore, S. Paolo, S. Giacomo maggiore e S. Pietro martire. Preziosa anche la cornice con le colonne elicoidali.

10 - MASACCIO (Tommaso Cassai) (San Giovanni Valdarno, 1401, Roma, 1428) Polittico di Pisa CROCIFISSIONE tempera su tavola(83x63) 1426 Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

Possiamo ritenere Masaccio il fondatore dell’umanesimo in pittura, così come Donatello lo fu in scultura e Brunelleschi in architettura. Quest’opera, faceva parte di un polittico commissionato da Ser Giuliano di Colino degli Scarsi di San Giusto per l’altare della chiesa di Santa Maria del Carmine di Pisa, dove rimase per circa un secolo prima di essere smembrata e dispersa in varie parti d’Europa. La particolare figura di Cristo con la testa compressa rivela il tentativo dell’autore di creare un effetto prospettico dal basso all’alto. Per lo stesso motivo, probabilmente, dipinse in un secondo momento la Maddalena ai piedi della croce in quella particolare posizione dal grande effetto scenico. Anche l’albero della vita in cima alla croce fu aggiunto posteriormente.

11 - BEATO ANGELICO (Guido di Piero) (Moriano, 1400 ca. Roma, 1455)
SAN DOMENICO ADORANTE IL CROCIFISSO affresco - 1438/1446
Firenze, Convento di San Marco

L’opera fa parte di uno dei cicli di affreschi più importanti del quattrocento, realizzato dal pittore nell’ambito della ristrutturazione del convento fiorentino di San Marco. E’ la prima opera che si incontra entrando nel convento, nel chiostro.

L’autore enfatizza la dimensione umana dei due personaggi rappresentati: San Domenico ha il volto commosso con gli occhi arrossati dalle lacrime; Gesù si mostra invece placido e maestoso con il volto sereno nonostante il sangue che scende sulla croce, ricca di venature, impregnando il legno.

12 - JAN VAN EYCK (Maaseyck, 1390 ca. Bruges, 1441) CROCIFISSIONE - olio su tavola trasportata su tela - 1426 ca. New York, Metropolitan Museum of Art

Il formato particolare dell’opera può far supporre si trattasse di una parte di un polittico. La scena è ricca di grandi novità dal punto di vista stilistico. Anzitutto la rappresentazione anche dei due ladroni che aiuta a movimentare la scena e a percepire meglio lo spazio, poi la vera e propria folla di uomini e cavalli attorno alle tre croci.

In primo piano, in disparte, le pie donne.

Altre novità sono gli edifici di Gerusalemme sullo sfondo con una catena montuosa (che fanno pensare ad un pellegrinaggio del pittore in Terrasanta), l’iscrizione in tre lingue sulla croce (ebraico, greco e latino) e la completa nudità del Cristo.

Sgargianti poi i colori dei manti e dei cavalli e movimentato anche il cielo con nuvole di forme e colori diversi. Insomma una rivoluzione pittorica.

13 - ROGIER VAN DER WEYDEN
(Tournai, 1400 ca.
Bruxelles, 1464)
CRISTO CROCIFISSO con LA VERGINE e SAN GIOVANNI olio su tavola (320x190) 1455/1460
Monastero di San Lorenzo del Escorial (Spagna)

La storia dell’opera, danneggiata da un incendio nel 1671 è piuttosto lunga e complessa. Circa un secolo dopo la sua realizzazione venne donata dal Re di Spagna al monastero dell’Escorial, vicino Madrid. L’opera venne creata con l’apposito scopo di stare in un monastero, per la precisione quello dei certosini di Scheut presso Bruxelles.

Lo si può notare dalla sobrietà dell’ambientazione: la scena sembra svolgersi al chiuso, in un ambiente quasi idealizzato, rappresentato dal solo drappo rosso dietro alla croce, simbolo della Passione e del Sangue di Cristo. Curiosi anche gli abiti della Vergine e di San Giovanni, con un colore neutro, probabilmente associato a quello dei certosini e che permettono comunque all’artista di mettere in risalto la sua abilità nel disegnare i drappeggi e i chiaroscuri.

14 - KONRAD WITZ (Rottweil, 1400 ca. Basilea, 1445 ca.) CRISTO SULLA CROCE olio su tavola (34x26) 1430/1433 Berlino, Staatliche Museen

In questo piccolo pannello la crocifissione non è rappresentata in Terrasanta ma in una località europea ben precisa ma che non si è potuto determinare. Le montagne, il lago ed il castello farebbero pensare ad un lago svizzero, regione da dove proveniva l’artista. E’ possibile che il castello sia quello del signore che aveva commissionato l’opera, inginocchiato in preghiera sulla sinistra. La scena è molto calma e trasmetta pace e serenità. Sembra quasi che i personaggi rappresentati si siano fermati in preghiera davanti ad uno dei tanti crocifissi che si incontrano per strada passeggiando lungo i sentieri alpini.

15 - PIERO DELLA FRANCESCA (Pietro di Benedetto) (Sansepolcro, 1416 ca. Sansepolcro, 1492)

POLITTICO DELLA MISERICORDIA CROCIFISSIONE - olio e tempera su tavola -1445/1462 Sansepolcro, Pinacoteca Comunale

Il pannello proviene da una più complessa opera composta da due parti, commissionata all’artista dalla Confraternita della Misericordia di Sansepolcro nel 1445. La crocifissione ne costituisce il pannello centrale superiore. Quest’opera si può ricondurre alla prima fase artistica dell’autore, in quanto risente ancora notevolmente dell’influsso medievale. Le analogie con il Polittico di Pisa del Masaccio sono evidenti, ma la scena è meno drammatica e realistica. L’aspetto dominante è la simmetria, a cominciare dal volto del Cristo che, contrariamente all’usuale non è inclinato da un lato ma verso il davanti. Anche i gesti della Madonna e di San Giovanni più che drammatici sembrano rituali, plateali. L’idealizzazione dei personaggi, lontani dal reale, è accentuata dall’effetto di essere quasi sospesi dal terreno sottostante.

16 - ANDREA DEL CASTAGNO (Andrea di Bartolo) (Castagno, 1421 Firenze, 1457) CROCIFISSIONE - affresco - 1440/1441 Firenze, Ospedale di Santa Maria Nuova

Andrea del Castagno è uno dei maggiori artisti italiani del quattordicesimo secolo. Non è chiara quale sia stata la sua formazione giovanile, anche se a Firenze ed in Toscana non avrà mancato di conoscere i grandi artisti della sua epoca e di ammirare i loro lavori. Quest’affresco fu dipinto in quello che una volta era il monastero di Santa Maria degli Angeli, poi divenuto un ospedale. E’ una delle prime opere note dell’artista, molto precoce, che sembra molto risentire dell’influenza di Masaccio. La scena, più che drammatica si può forse definire contemplativa. Il personaggio che rompe la simmetria è la Maddalena, che, nella sua posizione trasversale al dipinto, contribuisce ad aumentare il senso della prospettiva.

17 - PAOLO UCCELLO (Firenze, 1397 Firenze, 1475) GESU’ CROCIFISSO - tempera su tavola (45x67) - 1460/1465 Madrid, Museo Thyssen Bornemisza

Anche questa tavola probabilmente faceva parte di un polittico di cui non è rimasta altra traccia. Molto particolare l’ambiente della crocifissione, in un luogo astratto, quasi impersonale; sembra quasi un paesaggio lunare. Tuttavia è una evoluzione rispetto ai precedenti pittori fiorentini. Si noti come egli renda il senso prospettico con i semplici elementi dei tratti erbosi che degradano allontanandosi. La scena invece è classica, con i personaggi (San Giovanni Battista, la Madonna, San Giovanni Evangelista e San Francesco) in pose quasi teatrali. La presenza di San Francesco potrebbe far pensare ad una committenza legata al santo di Assisi.

18 - ANDREA MANTEGNA(Isola di Carturo,1431 Mantova 1506) POLITTICO DI SAN ZENO - CROCIFISSIONE tempera su tavola (67x93) - 1456/1459
Parigi, Musee du Louvre

La tavola faceva parte di una pala d’altare che, fino al 1797, adornava la chiesa di San Zeno a Verona. Poi venne portata in Francia da Napoleone e solo alcune parti tornarono in Italia. La tavola della crocifissione rimase in Francia. L’esaltazione della croce e della figura di Cristo sono resi più evidenti da alcuni accorgimenti: le croci dei ladroni sono messe di traverso ed occupano solo una piccola porzione dello spazio, i personaggi ai piedi delle croci sono disposti attorno alle due croci laterali in modo che la croce centrale si stagli più nettamente sullo sfondo retrostante, così come anche Gesù è contrapposto allo sfondo omogeneo del cielo, mentre gli elementi naturalistici ed architettonici (con richiami agli edifici classici di Gerusalemme) sono rappresentati ai due lati del dipinto.

19 - ANTONELLO da MESSINA (Antonello di Giovanni) (Messina, 1430 Messina, 1479) CROCIFISSIONE - olio su tavola 52,5x42,5) - 1475 Anversa, Musee Royal des Beaux-Arts

Questa è l’ultima delle tante crocifissioni dipinte dall’artista. Anche in questo caso trionfano i particolari: i cavalieri romani che in lontananza rientrano in città, le ossa ed i teschi a terra, la civetta, uno spezzone di croce con un foglietto su cui l’autore metta la sua firma “1475 Antonellus Messaneus me pinxit”. Ma l’aspetto certamente più rilevante è la crocifissione dei due ladroni, in posizioni ardite, quasi acrobatiche. E’ una prova, un virtuosismo delle capacità prospetticheormai raggiunte da Antonello. In questo senso appare troppo piatto il paesaggio sullo sfondo che è forse attribuibile alla mano di suo figlio Jacobello, che ne rileverà la bottega.

20 - ANONIMO (attivo in Baviera, metà del XV sec.) CROCIFISSIONE - tela trasferita su tavola (142,3x78,3) - 1450 ca. Bruges, Groninge Museum

Il nome dell’artista dell’opera è rimasto sconosciuto, ma è stato possibile ricondurre la mano a quella dello stesso pittore della Madonna Strauss, attivo quindi nella bassa Germania nel quattrocento. La sua ispirazione è sicuramente più fiamminga che italiana: si possono riconoscere i tratti tipici di Jan Van Eyck nel tratteggiare i personaggi. L’autore tuttavia non possiede ancora la sapienza paesaggistica dei fiamminghi, “accontentandosi” del fondo dorato, tipico della pittura medievale.

21 - ANONIMO (attivo in Ungheria, seconda metà del XV sec.) CROCIFISSIONE - tempera su tavola (154x98) -1476 ca. Budapest, Hungarian National Gallery

L’Ungheria non era certo al centro dei movimenti pittorici dell’epoca, ma il maestro che ha dipinto quest’opera doveva ben conoscere i dipinti fiamminghi di Van Eyck e Van der Weyden. Lo si può notare nella rappresentazione dello scorcio di paesaggio di sfondo. Ad essere rappresentato però è un ambiente tipico dell’Europa centrale e non della Terrasanta. Tuttavia il pittore non possedeva il senso prospettico dei suoi modelli fiamminghi, come si può notare dai personaggi in primo piano (tranne la Maddalena ai piedi della croce).

22 ANONIMO (attivo in Castiglia, seconda metà del XV sec.) CROCIFISSIONE - tempera su tavola trasferita su tela (85x67,3) -1480/1500 ca. Budapest, Museum of Fine Arts

Ancora una volta un pittore europeo che si ispira ai fiamminghi piuttosto che agli italiani. La rappresentazione del paesaggio è simile a quella dell’anonimo ungherese ma in questo caso appaiono più curati e dettagliati nelle espressioni i personaggi in primo piano. La tavola fa parte delle otto componenti una pala d’altare, smembrata, dipinta da un anonimo noto come Maestro di Budapest.

23 - GIOVANNI BELLINI (Venezia, 1430 ca. Venezia, 1516) CROCIFISSIONE - tempera su tavola (72,4x46,3) - 1465 ca. - Venezia, Museo Correr

Bellini è uno dei capisaldi della pittura rinascimentale. Con lui il medioevo pittorico è definitivamente messo alle spalle per arrivare ai massimi vertici della pittura rinascimentale. Il suo primo maestro è suo padre Jacopo, altro grande artista, di cui se ne ha traccia in questa Crocifissione, la prima nota di Giovanni. Le figure dei tre personaggi derivano da un disegno di Jacopo, già più volte imitato all’epoca. Peculiari di Giovanni sono invece il paesaggio fluviale con colori e riflessi finora ignoti in Italia ed il volo di cherubini. Si può rilevare anche una probabile influenza di alcuni elementi del Mantegna, cognato di Bellini, come il pavimento lastricato e gli abiti romani classici di San Giovanni e dei soldati.

24 - GIOVANNI BELLINI (Venezia, 1430 ca. Venezia, 1516) CROCIFISSIONE - olio su tavola (81x49) - 1481/1483 Prato, Cassa di Risparmio

Capolavoro pittorico e teologico del genio veneziano. La luce e i colori brillanti sono ancora una volta dominanti. Ma quello che più conta è il forte simbolismo dell’opera, che abbandona il tema

narrativo finora adottato nelle rappresentazioni della Crocifissione. Cristo è solo, protagonista, in primo piano rispetto a qualsiasi altro elemento. Tutto il resto dietro di lui è simbolo. Il quadro è diviso in due parti. In quella inferiore teschi, rami secchi e un cimitero di lapidi con iscrizioni in ebraico, perché il Vecchio Testamento è stato superato dalla venuta e morte di Gesù. Nella parte superiore oltre all’alloro, albero di Dio, la Gerusalemme celeste, la città di Dio agostiniana. Si riconoscono diverse Chiese: San Ciriaco di Ancona, Santa Fosca di Venezia, il Duomo e la torre di Vicenza.

A congiungere i livelli due elementi: il primo ideale, cioè la croce che è l’unico soggetto che occupa tutto il dipinto dall’alto al basso, il secondo fisico, ossia il sentiero che unisce il luogo della Crocifissione alla città: Gesù in Croce è l’unica strada per la Città di Dio.

25 - PINTURICCHIO (Bernardino di Betto) (Perugia, 1454 ca. Siena, 1513) CROCIFISSIONE con i SANTI GEROLAMOe CRISTOFORO
olio su tavola (59x40) - 1471 ca.
Roma, Galleria Borghese

L’opera riflette l’esperienza di miniaturista dell’artista perugino. Lo si può notare nei dettagli dei volti e negli abiti, soprattutto quelli di San Cristoforo, notevoli in un’opera dalle dimensioni così ridotte. Molto belle anche le foglie degli alberi, sottili e quasi impalpabili.

Stavolta la Crocifissione è rappresentata inserita in un contesto paesaggistico che non è più sfondo ma è parte della scena: ad esempio San Cristoforo deve alzarsi le vesti per poter guadare il fiume. Tuttavia le proporzioni tra i personaggi e l’ambiente non sono ancora armoniose come diverranno negli anni seguenti con Perugino e Raffaello. Consideriamo però la giovane età di Pinturicchio quando dipinse questa tavola.

26 - JAN PROVOST (Mons, 1465 ca. Bruges, 1529) CROCIFISSIONE - olio su tavola (121x62) - 1480/1500 ca. Bruges, Groninge Museum

Come in Italia, anche nelle fiandre e paesi bassi il quattrocento è un secolo di grande fervore artistico, soprattutto pittorico. La scuola di Van Eyck e Van der Weyden continua ad essere imitata, come nel caso di Jan Provost. L’elemento più interessante di questa tavola è la cupezza dei colori e dei toni, in una rilettura evangelica più rigorosa: Gesù sta morendo e su Gerusalemme si addensano nubi nere (Giunta l’ora sesta si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona).

Provost lo interpreta come un temporale in arrivo, con le vesti di Gesù che svolazzano nell’aria.

27 - PERUGINO (Pietro Vannucci) (Città della Pieve, 1448 ca. Fontignano, 1523) TRITTICO GALITZIN - tempera su tavola trasferito su tela - 1481/1485 Washington, National Gallery of Art

L’opera fu dipinta per la chiesa di San Domenico a San Giminiano. Sottratta da Napoleone, passò diverse per diversi proprietari fino a quelle del principe russo Galitzin da cui prende il nome. Solo apparentemente si tratta di un trittico in quanto i due personaggi laterali, San Gerolamo e Santa Maria Maddalena partecipano alla scena è il paesaggio sullo sfondo è continuo. Il realismo delle figure è ormai molto ben curato e particolareggiato. Perugino adotta lo stesso accorgimento di altri artisti precedenti di disegnare il paesaggio retrostante a forma di V che termina alla base della Croce, facendo risaltare la figura di Gesù sull’azzurro del cielo.

28 - RAFFAELLO SANZIO (Urbino, 1483 Roma, 1520) CROCIFISSIONE GAVARI - tavola (280x165) - 1502/1503 Londra, National Gallery

Questa Crocifissione rappresenta una delle opere giovanili del sublime pittore urbinate e fu realizzata per la chiesa di San Domenico a Città di Castello. In essa si nota tutta l’influenza che Raffaello acquisì dal suo maestro, il Perugino. Splendida la figura di Cristo, statuaria e reale in ogni dettaglio del volto, dei muscoli e delle articolazioni. Ritorna il tema degli angeli che raccolgono il sangue di Gesù e che con i loro svolazzi contribuiscono a riempire e movimentare la scena. Rispetto al Perugino si cominciano ad evidenziare nei vari personaggi delle espressioni e dei tratti che ne risaltano la diversa psicologia e ne esprimono in modo sublime i sentimenti; caratteristica questa che diventerà sempre più peculiare di Raffaello portandolo ad avere subito un grande successo tra i contemporanei e la critica successiva fino ai giorni nostri e rendendolo uno degli artisti maggiori di tutti i tempi, nonostante la sua breve vita.

29 - GAUDENZIO FERRARI (Valduggia di Valsesia, 1475 ca. Milano, 1546) CROCIFISSIONE - affresco - 1513
Varallo Sesia, Santa Maria delle Grazie

Splendido affresco che fa parte di un intero ciclo pittorico della chiesa conventuale di Santa Maria delle Grazie. Grandiosa è la potenza narrativa ed emozionale suscitata. Nella miriade di personaggi

che si affollano attorno alle tre croci si intrecciano una incredibile quantità di sentimenti, emozioni ed azioni che rendono bene la drammaticità del momento: soldati feroci che infieriscono con crudeltà, donne disperate, bambini spaventati, angeli che piangono, santi in preghiera, bandiere sventolanti, cavalli, cani, etc...In mezzo a questo caos un solo elemento è fermo, sicuro, sereno: Cristo, che sembra guardare con sguardo pietoso la scena che si svolge attorno a lui.

30 - BRAMANTINO (Bartolomeo Suardi) (Milano, 1465 ca. Milano, 1530)

CROCIFISSIONE - olio su tela (372x270) 1515

Milano, Pinacoteca di Brera

Il sentimento che suscita quest’opera è quello della tristezza. I colori bruni e cupi anzitutto: del cielo, delle vesti, della città.

Inoltre le espressioni dei personaggi.

Sembrano consolarsi tra loro più tristi e rassegnati che disperati. Sembra di assistere alla scena di un funerale. Lo spazio entro il quale si svolge la scena è un quadrato prospettico creato dalla posizione delle croci laterali, perpendicolari rispetto a quella centrale.

L’unico elemento di rottura è la Maddalena che abbraccia la croce quasi a voler partecipare alla passione di Cristo.

31 - HANS BURGKMAIR (Augsburg, 1473 Augsburg, 1531) CROCIFISSIONE - olio su tavola (179x166) - 1519 Monaco, Alte Pinakothek

Il dipinto è il pannello centrale del Trittico del Calvario che comprendeva, ai lati, San Sigismondo e San Giorgio. La staticità della scena viene superata dalla disposizione trasversale della croce, che è realizzata con dei tronchi grezzi. Da notare la moltitudine di gocce di sangue di cui è coperto Gesù, la contrapposizione tra il mantello cangiante della Maddalena, indossato sopra al tradizionale abito rosso e quello scuro di Maria e le alpi innevate sullo sfondo del quadro.

32 - JOERG BREU il vecchio (Augsburg, 1475 Augsburg, 1537) CROCIFISSIONE - pannello (87x63) - 1524 Budapest, Museum of Fine Arts

Quest’opera presenta molti elementi di originalità. Anzitutto raffigura la scena dell’innalzamento della croce di Gesù, rispetto alle più consuete crocifissioni.

Questo aiuta a creare un complesso dinamismo di persone, quasi una concitazione del momento da parte dei soldati che si apprestano ad alzare la croce. Poi c’è la disposizioni delle altre due croci,

una alla destra di Gesù e l’altra di fronte a lui, quasi fuori dal dipinto. Rovesciata anche la posizione dei personaggi classici: solitamente sono le pie donne ad essere in primo piano ed i soldati sullo sfondo, mentre qui avviene il contrario.

33 - ALBRECHT ALTDORFER (1480 Ratisbona, 1538) CRISTO SULLA CROCE - pannello (75x57,5) - 1520/1525 ca. Budapest, Museum of Fine Arts

Quest’opera, realizzata per il Prevosto di San Floriano, non ha le caratteristiche peculiari che contraddistinguono il pittore tedesco. Lui, grande paesaggista, decide di realizzare quest’opera su sfondo dorato, quasi un retaggio dei secoli precedenti.

Questo è probabilmente dovuto alla destinazione privata dell’opera con un fine eminentemente contemplativo.

Il dipinto si può suddividere in due parti: una superiore classicissima e simmetrica con Gesù e i due angeli, ed una inferiore, più personale, con una moltitudine di personaggi e sentimenti.

Il senso prospettico è realizzato dalle lance che si levano da ipotetici soldati che si celano in secondo piano.

34 - MATHIS GRUENEWALD (Mathis Gothart-Nithart) (Würzburg, 1480 ca. – Halle, 1528)

CROCIFISSIONE - olio su tavola (193x152,5) - 1523/1524

Kunsthalle (museo d’arte) – Karlsruhe (Germania)

Quest’opera, dipinta su imitazione del capolavoro dell’artista, la pala d’altare di Isenheim, riflette tutti i conflitti esistenti nel Cristianesimo tedesco negli anni della riforma luterana. Il corpo di Cristo è straziato dal dolore: la croce contorta e deformata, il sangue che gronda su tutto il corpo, la folta corona di spine che lacera la fronte, i piedi inchiodati incrociati, il capo piegato in modo innaturale. Il dolore di Cristo non è solo fisico e storico, ma è metafora dei tempi moderni (il cinquecento) in cui Lutero denuncia la corruzione della chiesa e dei chierici che, a suo dire, si sono allontanati dalla vera fede. Lo sfondo è talmente scuro da non consentire di scorgere la sagoma delle montagne.

35 - ANNIBALE CARRACCI (Bologna, 1560 Roma, 1609) CROCIFISSIONE - olio su tela (305x210) - 1583 Bologna, Santa Maria della Carità

Quest’opera giovanile venne dipinta quando Annibale si trovava ancora nella bottega del cugino Ludovico. L’artista era quindi ancora a Bologna come si può notare dalla presenza di San Petronio, patrono della città, in primo piano. I colori sgargianti delle vesti del vescovo e della Madonna fanno contrasto con le nubi che si addensano sullo sfondo ma che sembrano fermarsi in corrispondenza della croce, quasi a creare un contorno di luce che avvolge Gesù e che sembra anzi da lui sprigionarsi.

36 - EL GRECO (Domenikos Theotokopoulos) (Heraklion, 1541 Toledo, 1614) CRISTO CROCIFISSO CON DUE DONATORI
olio su tela (260x178) - 1580 ca.
Parigi, Musee du Louvre

Lo stile assolutamente unico del pittore ellenico si riscontra anche in quest’opera. Il colore è praticamente assente e dominano i bianchi e i neri. Gli elementi sono di una essenzialità sconcertante. Lo sfondo è composto da imprecisate macchie nere ed il primo piano è composto solo da Cristo e dai due donatori.

Gesù è in una posizione plastica e sinuosa, il corpo, liscio e pulito, illuminato da una bella luce bianca. Da notare la contrapposizione di colore tra i due donatori, rimasti sconosciuti, l’uno, il laico, con l’abito nero ed il colletto e i polsini bianchi, l’altro, il religioso, con l’abito bianco ed il colletto e i polsini neri.

37 - PIETER PAUL RUBENS (Siegen, 1577 Anversa, 1640) GESU’ IN CROCE TRA I LADRONI
olio su tavola(424x310) -1620
Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten

Il quadro si trovava nella chiesa dei Recolletti di Anversa.
Venne requisita dai francesi durante la rivoluzione, ma restituito nel 1815.

La scena è complessa e poliedrica. Ogni personaggio sembra avere un proprio ruolo all’interno della scena ed è difficile cogliere un unicum narrativo.

A grandi linee si possono individuare tre piani. Quello delle donne in basso a destra con la Maddalena che si consola sulla spalla di Maria, quello dei soldati, uno dei quali sta spezzando le gambe a un ladrone e l’altro sta conficcando la lancia nel costato di Gesù. Ed infine i tre crocifissi, con i ladroni che si dimenano e sono in una posizione scomposta, mentre Gesù è immobile al centro della scena.

38 - SIMON VOUET (Parigi, 1590 Parigi, 1649) CROCIFISSIONE - olio su tela (375x225) - 1622 Genova, Chiesa del Gesù

Il dipinto venne eseguito a Roma e trasferito a Genova dove Vouet trascorse un anno al seguito di Paolo Orsini e della famiglia Doria. Il passaggio di stile dal caravaggismo acquisito nel suo soggiorno romano al barocco si comincia ad intravedere in questa tela, in cui sembra esserci l’influenza di Orazio Gentileschi che Vouet conobbe probabilmente proprio a Genova.

Il volto di Cristo non è visibile del tutto per la sua posizione slanciata verso l’alto che sembra farlo protendere verso il cielo e non più nella sua dimensione terrena.

I personaggi fluttuano attorno alla croce in pose irreali ed imprecisate.

39 - NICOLAS TOURNIER (Montbeliard, 1590 Tolosa, 1638) CROCIFISSIONE - olio su tela (422x292) - 1635 Parigi, Musee du Louvre

Nicolas Tournier è uno dei maggiori pittori caravaggeschi francesi. Dopo un soggiorno a Roma negli anni venti, in cui si dedica principalmente ad opere di carattere profano e mitologico, una volta tornato in Francia, prima a Carcassone, poi a Tolosa passa a temi più religiosi.

Di quest’ultima epoca è la crocifissione conservata al Louvre. L’influenza di Caravaggio è evidente nella figura di Gesù, inondato da una potente luce da sinistra che ne risalta ogni singolo muscolo del corpo, effetto accentuato dallo sfondo nerissimo. Di contrasto con lo sfondo anche le vesti sgargianti delle donne sulla sinistra.

40 - GIULIO CARPIONI (Venezia, 1613 Vicenza, 1679) CROCIFISSIONE - olio su tela (205x131) - 1648 Venezia, Galleria dell’Accademia

Il dipinto ritorna a rappresentazioni più classiche della crocifissione. Il paesaggio non è definito e l’atmosfera è cupa e meditativa. Il crocifisso è molto slanciato verso l’alto, effetto accentuato dal braccio trasversale della croce molto corto e da Gesù appeso con le braccia protese verso l’alto, quasi verticali. I personaggi ai piedi della croce si dividono tra quelli che guardano verso l’alto con aria stupita a la bocca aperta e quelli che guardano in basso, indaffarati a fare altro, come se fossero lì per caso.

41 - DIEGO VELAZQUEZ (Siviglia, 1599 Fuenterrabia, 1660) CRISTO CROCIFISSO -olio su tela (248x169) 1631 Madrid, Museo Nacional del Prado

Il Crocifisso torna ad essere astratto dell’ambiente che lo circonda e a dominare la scena delle rappresentazioni, che si concentrano sul corpo e sulla figura di Gesù. Sono ancora evidenti gli influssi di Caravaggio, con la luce che arriva dall’angolo in alto a sinistra.

Il quadro, dipinto per il convento delle Benedettine a San Placido di Madrid, infonde una sensazione di serenità.

Il corpo di Gesù non è contratto dal dolore, ma sembra quasi appoggiato alla croce più che appeso, grazie anche all’accorgimento dei piedi appoggiati su di una mensola. L’unica nota di drammaticità è il volto abbassato con una ciocca di capelli da cui scende il sangue della fronte.

42 - FRANCISCO de ZURBARAN (Fuentes de Cantos, 1598 Madrid, 1664) CRISTO SULLA CROCE - olio su tela (291x165) - 1627
Chicago, Art Institute

Questo dipinto, realizzato per i domenicani di Llerena, rese il pittore famoso, soprattutto per la grande suggestione che provocava nello spettatore mentre lo ammirava nella sua collocazione originaria in un piccolo oratorio in cui la contrapposizione di luci era enfatizzata.

L’influenza caravaggesca è ancora evidente nei chiaroscuri e nei lineamenti del corpo, ma l’espressione del volto è meno espressiva, reale e più mistica, riflessiva.

43 - FRANCISCO GOYA (Fuendetodos, 1746 Bordeaux, 1828) CRISTO CROCIFISSO - olio su tela (255x153) - 1780 Madrid, Museo Nacional del Prado

Lo stile dell’opera non è propriamente quello conosciuto dell’autore, ma ben si comprende per il fatto che sia stata dipinta come prova di ingresso alla Real Academia di San Fernando e quindi Goya abbia cercato uno stile più classico per compiacere gli accademici (che lo ammetteranno all’unanimità).

La luminosità è tuttavia diversa da quella di Velazquez e Caravaggio. La luce è più soffusa, quasi un alone. Gesù non si staglia su uno sfondo scuro ma sembra quasi emergerne, uscendo dalle tenebre.

44 - JACQUES LOUIS DAVID (Parigi, 1748 Bruxelles, 1825) CRISTO SULLA CROCE - olio su tela (276x188) - 1782 Macon, Saint Vincent

David è uno dei maggiori esponenti del neoclassicismo pittorico oltre ad essere un fervente e militante giacobino, cosa che gli costò l’arresto dal 1794 al 1795 e l’esilio dopo la sconfitta di Napoleone nel 1815.

Il tema religioso non era certamente quello più amato da un giacobino, ma il fascino del Crocifisso colpì anche David che ne dipinse uno per la moglie del Maresciallo di Noailles.

L’opera fu presentata come quadro di “contorno” al Salon del 1783 che aveva come pezzo forte il dolore e il pianto di Andromaca sul corpo del marito Ettore.

Il dipinto è molto cupo, la luce non è diretta e lascia molte parti del corpo completamente al buio. Sullo sfondo si intravede una città grigia e desolata.

La croce non ha un punto di appoggio determinato e lo sguardo di Gesù è più mistico che sofferente.

45 - PIERRE PAUL PRUD’ HON (Cluny, 1758 Parigi, 1823)

CROCIFISSIONE - olio su tela (278x166) - 1822

Parigi, Musee du Louvre

L’opera venne commissionata al pittore per decorare la cattedrale di Metz, l’anno successivo alla morte della sua amante. I

l lavoro da lui eseguito riflette appieno tutta la sua tristezza del momento. L’elemento dominante è il buio, le tenebre.

La croce non è visibile, così come non sono riconoscibili i personaggi ai suoi piedi. Persino il volto di Gesù è in ombra. La luce che proviene dall’alto riesce ad illuminare solo alcune parti del corpo di Cristo e nulla della scena circostante.

46 - PAUL GAUGUIN - (Parigi, 1848 Hiva Hoa, 1903) IL CRISTO GIALLO - olio su tela (92x73) - 1889 Buffalo, Albright-Knox Art Gallery

Grande pittore impressionista anche Gauguin non si sottrae al fascino ed al richiamo del Crocifisso. In particolare, durante il suo soggiorno in Bretagna sul finire degli anni ottanta dell’ottocento, ha modo di osservare la venerazione della popolazione locale per un Crocifisso nella cappella di Tremalo, vicino a Pont-Aven. Ed è questa scena che egli rappresenta: un gruppo di donne bretoni in preghiera ai piedi di un Crocifisso nella campagna di questa regione francese.

Il colore riveste una particolare importanza in questa tela. A detta dello stesso artista infatti il giallo con cui è dipinto Gesù è simbolo del suo dolore presente e futuro.

47 - MARC CHAGALL (Liosno, 1887 S.Paul de Vence, 1985) CROCIFISSIONE BIANCA - olio su tela (154x140) - 1938 Chicago, The Art Institute

Quest’opera rappresenta in modo eclatante i simboli universali di cui è portatore il Cristo in croce. L’autore dell’opera non era cristiano: Chagall era un ebreo russo che ha vissuto i drammi della persecuzione contro la sua comunità nella nativa Vitebsk. Nel quadro esprime tutte le sofferenze patite dal suo popolo: sulla destra la sinagoga in fiamme, in alto tre rabbini scappano disperati e poi il villaggio saccheggiato con gente che fugge.

In mezzo allo scempio cagionato dall’odio, Gesù e la croce, irradiati da una luce divina proveniente dall’alto, si stagliano come simboli di speranza, riconciliazione e vita nuova.

I simboli religiosi che circondano Gesù sono quelli ebraici, la Torah in basso a destra, il candelabro ai suoi piedi e lo stesso vestito della tradizione ebraica (che Gesù non fosse veramente vestito in questo modo?) ma quello che conta per Chagall è il messaggio universale che hanno tutti questi simboli: non è un caso che lo dipinge dopo un viaggio in Terrasanta.

Con le parole dello stesso autore possiamo dire che le sue opere a tema religioso “non hanno un restrittivo valore confessionale, ossia non sono la rappresentazione della religione, ma hanno un significato spirituale e poetico universale”.

48 - SALVADOR DALI’ (Figueras, 1904 – Figueras, 1989)

CROCIFISSO - olio su tela (194,5x124) - 1954

New York, Metropolitan Museum of Art

Dalì è uno dei massimi esponenti del surrealismo, ossia di quel movimento pittorico che tenta di esprimere l’inconscio senza lasciarsi guidare dalla ragione.

Le immagini di Dalì sono essenzialmente immagini reali in posizioni irreali. In quest’opera le due figure umane sono assolutamente reali, ma è il contesto che non è reale.

La croce, formata da otto cubi, è sospesa dal suolo e le sue dimensioni sono enormi, sproporzionate rispetto alla donna che dovrebbe essere in primo piano.

Gesù non è insanguinato, non ci sono nemmeno i chiodi. Eppure la sensazione è quella di dolore, dato dal corpo leggermente arcuato, dalla testa reclinata all’indietro e dalle mani rattrappite.

La donna ai piedi della croce è la moglie di Dalì, Gala, che rappresenta il livello umano, terreno della scena.

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